“Habent sua sidera lites”: Nel cortile della pretura di Monsummano, dove gli avvocati si accalcavano con l’orecchio appoggiato al muro della camera di consiglio, Calamandrei, meravigliato chiese perché e gli fu risposto che il giudice soleva decidere gettando il tocco contro il muro: se cadeva da una certa parte aveva ragione l’uno se cadeva dall’altra vinceva l’avversario.
Per cui gli avvocati avevano allenato l’udito e quindi erano in grado di capire attraverso il muro chi aveva vinto e chi aveva perso.
Secondo Calamandrei, dunque, in questo modo c’era un buon cinquanta per cento di possibilità che chi aveva ragione se la sentisse anche dare e non è una percentuale da poco.
Tuttavia lo stesso Calamandrei, a proposito del brocardo ‘habent sua sidera lites’ chiosava: “tu, o giovine avvocato, non affezionarti a questo motto di rassegnazione imbelle, snervante come un narcotico: brucia il foglio su cui lo trovi scritto; e quando hai accettato una causa che ti par buona, mettiti fervidamente al lavoro colla sicurezza che chi ha fede nella giustizia riesce in ogni caso, anche a dispetto degli astrologi, a far cambiare il corso delle stelle. Per trovar la giustizia bisogna esserle fedeli: essa, come tutte le divinità, si manifesta soltanto a chi ci crede”.
(Calamandrei, Elogio dei giudici scritto da un avvocato, 1935). Studio legale di Avvocati ad Arezzo.